Norwegian Wood
Vi è mai capitato di leggere un libro, che vi piacesse molto, anzi moltissimo, ma di non sapere subito dire il perché? A me raramente, ma ‘Norwegian wood’ di Murakami è uno di questi.
È senza dubbio un romanzo che affronta il tema dell’adolescenza, vista proprio nel momento in cui i ragazzi sono combattuti tra il bisogno di essere accettati dai propri coetanei e il desiderio, quasi necessità, di farsi spazio nel mondo degli adulti. Un momento delicato che Murakami descrive con grande profondità e senza dare nulla per scontato, attraverso i protagonisti di questa storia tanto reale quanto, a tratti, onirica, come tipico della sua scrittura.
Il racconto è di Watanabe Toru che, ormai trentasettenne, sta attivando con l’aereo in Germania dove, poco dopo il suo atterraggio in aeroporto la filodiffusione inizia a trasmettere le note di Norwegian Wood dei Beatles; Watanabe Toru si sente male, perché proprio quelle note gli richiamano alla memoria i suoi diciassette anni (li aveva negli anni 1968/70) quando frequentava l’università a Tokyo. Protagonisti con lui altri coetanei che in quegli annicombattevano la loro battaglia con la loro età, i loro sogni, ma anche le delusioni, le fatiche, le battaglie che solo a posteriori si può comprendere se avesse senso combattere oppure no. Accanto a Watanabe Toru troviamo Nauko, una ragazza bellissima e incredibilmente fragile della quale il protagonista si innamora perdutamente e Midori, completamente diversa dalla precedente: anche lei caratterizzata da un passato di sofferenze e sacrifici, ma di natura molto più disinibita e combattiva. Watanabe Toru non sa scegliere tra le due donne e già questo è spunto di riflessione rispetto a una delle tematiche più impattanti dell’adolescenza. Anche decidere di non scegliere e aspettare che siano le circostanze a farlo al posto proprio è assumere una posizione non facile in adolescenza, perché sempre e comunque carica di implicazioni che provocano reazioni emotive delle quali non si può non assumersi responsabilità. Accanto a Watanabe Toru ci sono anche due amici, uno troppo preso da se stesso per poter provare sentimenti sinceri nei confronti di altre persone e uno troppo sensibile per continuare a vivere in un mondo al quale sente di non riuscire ad appartenere fino in fondo.
Leggere ‘Norwegian Wood’ è un’esperienza culturale; per chi non conosca in modo approfondito la filosofia di vita del mondo orientale è un’intera scoperta attraverso valori tipici di un approccio che non è il nostro. Per gli adolescenti giapponesi il contesto di vita è senza dubbio più severo rispetto a quello che deve affrontare un ragazzo occidentale; i temi che Murakami affronta e che ci ‘sbatte’ sulla faccia, senza troppo indorare la pillola, sono forti: l’amore, la morte, il suicidio – quest’ultimo fa parte della quotidianità senza nulla di strano – la scelta o la non scelta, il futuro, le battaglie che, forse, non ha senso combattere.
Uno degli elementi distintivi di ‘Norwegian Wood’ è l’onestà sia narrativa che di contenuto. Non ci sono filtri da parte dell’autore Murakami che non fa sconti, ma dimostra anche grandissima comprensione e rispetto nei confronti del lettore attraverso le sue descrizioni così profonde e appassionate. È il primo romanzo che leggo di Murakami (avevo letto solo ‘Il mestiere dello scrittore’) e non sarà di certo l’ultimo; mi piace molto questa scrittura onirica e allo stesso tempo concreta, a tratti brutale.
Ammiro molto la sua capacità di coinvolgere e tirare il lettore dentro la storia. Non nascondo che ci sono stati alcuni momenti in cui ho avuto l’impressione di un po’ di lentezza, nel senso che non vedevo l’ora che succedesse qualcosa, ma credo che anche questo sia funzionale agli effetti narrativi che l’autore voleva ottenere.
La lentezza è un valore e anche il non dare nulla per scontato lo è.
Uno dei grandi messaggi di ‘Norwegian Wood’ è forse proprio questo: ciò che è vero oggi non lo è necessariamente per sempre, così come le persone importanti e speciali non è detto che lo rimangano per tutta la vita.
Il mio consiglio è di farvi prendere da questo viaggio per certi aspetti magico e di farlo mettendovi il più possibile nei panni del protagonista, leggendo i libri che legge lui e ascoltando la musica che fa da colonna sonora all’intero romanzo. A me piace sempre immergermi nella lettura in questo modo, quando le circostanze lo permettono.
Murakami, Norwegian Wood. Tokyo blues, Einaudi, 2013, pp. 399, € 14.00 (trad. G. Amitrano)