Auschwitz città tranquilla
‘Auschwitz città tranquilla’ di Primo Levi è una raccolta di dieci racconti, incorniciati da due poesie, che ho acquistato in occasione del Giorno della Memoria nell’edizione Einaudi, come sempre molto bella e curata. Mi ha colpito il titolo, che a tutti gli effetti potrebbe essere definito un ossimoro, una contraddizione in termini; sapendo cosa succedeva ad Auschwitz come si può definirla città tranquilla? Auschwitz è paradossalmente tranquilla, nel senso che produce dolore e distruzione senza soluzione di continuità e cerca di farlo passando il più inosservata possibile; in questo senso città tranquilla, ma non certo perché tutto ciò che lì accade non sia troppo, non sia in eccesso.
Vittima, spettatore e testimone, anche Levi sente che la sua descrizione, la sua narrazione e la sua ricerca non arrivano mai a bastare, che per quanto siano limpide, precise e acute restano comunque poca cosa, laddove il dolore è sempre troppo, sempre in eccesso.
Una raccolta di dieci racconti, dicevo, che vanno nella direzione del fantastico, del distopico, dei racconti cosiddetti “tedeschi” e di quelli a carattere autobiografico.
È una antologia che consente a Primo Levi di essere scrittore senza smettere di essere testimone. Se non avesse vissuto l’esperienza del campo di concentramento, forse, non avrebbe mai avuto il coraggio di definirsi scrittore che si è assunto come compito di descrivere, raccontare, interrogare Auschwitz in tutte le sue possibili sfaccettature.
Questi dieci testi e le due poesie che incorniciano la raccolta sono testimonianze di aspetti particolari della sua esperienza, perché non c’è solo un punto di vista possibile. ‘Angelica farfalla’, ‘La bella addormentata nel frigo’ e ‘Versamina’ sono tre racconti fantastici che permettono a Levi di puntare l’attenzione sulle
tre principali offese alla specie umana perpetrate dal nazismo: la riduzione dell’essere umano a cosa, il razzismo come fondamento e orizzonte ultimo dell’ideologia, il tentativo di manipolare l’intima essenza dell’animo umano.
L’aspetto interessante di questa antologia è la centralità dell’esperienza che Primo Levi ha fatto come prigioniero della tranquilla Auschwitz che indaga, sviscera e racconta da più punti di vista. Qualsiasi aspetto, anche un elemento chimico come il vanadio è pretesto per raccontare, ricordare e raccontare. Sono racconti che fanno riflettere.
Può stupire che in Lager uno degli stati d’animo più frequenti fosse la curiosità. Eppure, eravamo, oltre che spaventati, umiliati e disperati, anche curiosi: affamati di pane e anche di capire.
Se volete fare un’esperienza di lettura diversa e intensa ‘Auschwitz città tranquilla’ di Primo Levi è un’antologia che vi consiglio; per conoscere e per non dimenticare.
P. Levi, Auschwitz città tranquilla, Einaudi, 2021, pp. 160, € 12.00