Soli al comando. Storia, amori, errori

L’ultimo libro di Bruno Vespa si intitola “Soli al comando” e racconta un secolo di storia attraverso i leader che l’hanno caratterizzato. Sono 28 i personaggi politici di cui si raccontano la vita e la carriera; 16 stranieri tra cui due donne e 12 italiani. Personaggi molto diversi tra loro, sia per caratteristiche sia anche per appartenenza politica, sono raggruppati in categorie quali i grandi dittatori, i grandi democratici, i miti di una generazione, i rivoluzionari conservatori, quelli alla guida del mondo, i grandi italiani, i grandi rivali. Da sola è la mina vagante Kim Jong-un e poi le figure di spicco della terza repubblica e, nella categoria mai soli al comando, Aldo Moro, Amintore Fanfani e Giulio Andreotti. Soli al comando
La cifra che accomuna tutti è la solitudine che, a volte, diventa delirio di onnipotenza come nel caso dei grandi dittatori Hitler, Mussolini e Stalin a cui si aggiunge Mao Tse-tung che, pur essendo nella categoria dei miti di una generazione, ha superato per numero di vittime sia Hitler che Stalin.
 Tutti i leader, all’inizio della loro carriera politica, dimostrano di avere una grande lungimiranza, la capacità di vedere più lontano di chiunque altro; poi, ad un certo punto, il potere li acceca e diventano incapaci di qualsiasi azione sensata. Qualche esempio? La decisione di Hitler di invadere la Russia, mentre era impegnato sul fronte occidentale. O ancora, la decisione di Mussolini di assecondare l’amico tedesco e mandare l’esercito italiano sul fronte russo senza un equipaggiamento adeguato. Anche la Thatcher, nonostante la sua opera abbia rivoluzionato l’Inghilterra, ad un certo punto fu messa all’angolo proprio per l’impossibilità di arrestarne il delirio. 
Anche in Italia abbiamo avuto e abbiamo tuttora esempi di scarsa lungimiranza e di incapacità di analisi del contesto. Si dice nel libro che Craxi è caduto per non aver capito che il livello di corruzione aveva raggiunto livelli insostenibili. Andreotti deve il suo fallimento alla sottovalutazione dell’importanza e del peso delle amicizie siciliane. Berlusconi non ha capito che la vita privata di un Presidente del Consiglio è sotto gli occhi di tutti e, proprio per questo, non può eccedere i limiti della decenza. Renzi sta pagando a caro prezzo l’arroganza del tutto e subito, la presunzione di poter “rottamare” chi aveva comunque maggiore esperienza di lui nel mondo della politica, indipendentemente che si sia d’accordo o meno con la appartenenza politica. 
Potrei continuare, ma credo sia più divertente leggere i 28 ritratti che propone Bruno Vespa.
Soli al comando” non può e non deve essere considerato un ‘manuale’ di storia. Non può, perché ogni personaggio è descritto sia dal punto di vista pubblico che privato. Non deve, perché i personaggi non sono sufficientemente contestualizzati nel periodo storico di appartenenza, nel senso che una comprensione completa richiede la conoscenza di tutto il periodo storico comprese le parti di cui qui, per ovvie ragioni di spazio e perché non è questo l’obiettivo, Bruno Vespa non parla se non per rapidi accenni. Chi conosce bene la storia del secolo preso in esame non impara nulla di più, chi non la conosce, rischia di non trovare nel libro gli elementi di contesto e di approfondimento necessari a comprendere fino in fondo la complessità e il fascino dei fatti, belli o brutti che siano.
Diverso e di gran lunga più affascinante l’approccio se lo si affronta come un libro di biografie di persone che, in effetti, hanno fatto la storia come leader e anche come uomini e donne. Un racconto che ne mette in evidenza le grandi intuizioni, la genialità, ma anche le debolezze, i sogni, gli errori, le sottovalutazioni, le ingenuità.

B. Vespa, Soli al comando, Mondadori, 2017, pp. 516, € 20.00

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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