Il piccione

Quando gli accadde il fatto del piccione, che sconvolse la sua esistenza da un giorno all’altro, Jonathan Noel aveva già più di cinquant’anni, dietro di sé un intervallo di tempo di vent’anni circa totalmente privo di eventi, e mai avrebbe pensato che potesse ancora accadergli qualcosa di fondamentale, se non, un giorno, la morte. E così gli andava benissimo. Infatti non amava gli eventi, e odiava addirittura quelli che turbavano l’equilibrio interno e sovvertivano l’ordine esterno del quotidiano.

Inizia così ‘Il piccione‘ di Patrick Süskind, un romanzo breve che non avevo mai preso in considerazione fino a quando ho letto questo incipit, così convincente, che mi ha incuriosito moltissimo e “costretto” a continuare la lettura. È un romanzo strano, ma interessante, perché riesce a mettere in luce aspetti dell’agire e del pensare delle persone su cui non ci si ferma spesso a riflettere.
Il protagonista, Jonathan Noel è un uomo qualunque, che vive una vita del tutto anonima e ordinaria, da sempre. Lavora come guardia giurata in una banca, vive in una stanza ammobiliata di cui va fiero, svolge ogni giorno le stesse mansioni e le stesse azioni sempre nello stesso ordine e con modalità identiche. Quello che si dice un abitudinario fatto e finito. La cosa importante da sottolineare è che a Jonathan va bene così; è il sistema di vita che gli piace.
Poi, all’improvviso, un piccione arriva nel pianerottolo davanti alla porta della sua stanza e questa apparizione imprevista e imprevedibile sconvolge tutto il suo sistema. Il primo problema è che il piccione è lì in seguito alla violazione, inammissibile, di una regola condominiale: le finestre dei pianerottoli devono rimanere chiuse e, se il pennuto è entrato, significa che non lo erano. Il secondo problema è come e chi debba eliminare l’intruso. Da questo fatto, che potrebbe essere insignificante, inizia uno sconvolgimento generale in cui tutta la routine di anni del protagonista viene messa in discussione in modo drastico.il piccione
Non ho intenzione di rivelare nulla di quello che succede nel resto del romanzo, perché sono poco più di cento pagine che meritano di essere lette con attenzione.
La scelta del piccione come elemento destabilizzante di un’intera esistenza è, credo, casuale, nel senso che qualsiasi cosa avrebbe potuto essere l’origine di uno sconvolgimento totale. Süskind sceglie un animale che tutti conosciamo e che fa parte del quotidiano di ognuno, nel senso che capitano infinite circostanze in cui chiunque di noi può imbattersi in un piccione.
La vera riflessione è sulla forza e la potenza condizionante delle abitudini. Noi esseri umani tendiamo a vivere come se le cose potessero restare per sempre come sono. Tutti ci creiamo, più o meno consapevolmente, degli schemi comportamentali all’interno dei quali viviamo e agiamo. Sono strutture forti, che diventano progressivamente binari all’interno dei quali tutto deve rientrare. E poi succede l’imprevedibile e ci rendiamo conto che il mondo è un luogo davvero strano in cui tutto può cambiare in qualsiasi momento. Jonathan Noel – lo ripeto – è un uomo normale, uno qualunque, un esempio narrativo del concetto di abitudine.
Lo sconvolgimento sta nell’importanza che noi diamo a ciò che accade; non è mai il fatto in sé. Qualsiasi evento, grande o piccolo che sia, può diventare un problema in funzione della lettura che ne diamo e del significato che noi gli attribuiamo. Il segreto è tutto nella nostra mente. Non è una riflessione da poco se ci pensiamo bene.
Il piccione‘ è un libro particolare che, da un episodio apparentemente insignificante, prende spunto per una riflessione seria e significativa.
Degno di menzione è anche lo stile narrativo con cui Süskind ci racconta la disavventura di Jonathan Noel. Nella scrittura c’è ritmo, ma soprattutto c’è l’ansia del protagonista di fronte alla propria vita sconvolta. È una scrittura che riesce a trasmettere, attraverso le parole, gli stati d’animo del protagonista, il suo disagio di fronte all’imponderabile, la difficoltà di adattamento, lo sforzo insito nella fatica di reagire.

P. Süskind, Il piccione, TEA, 2014, pp. 102, € 8.00 (trad. G. Agabio)

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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