Davanti al mare. Una storia
“Davanti al mare” è dove David Vogel ambienta il suo omonimo romanzo breve. Siamo negli anni ’30, in un villaggio non meglio precisato della Costa Azzurra in cui arriva una coppia di giovani sposi in luna di miele. Ghina e Barth, così si chiamano i protagonisti sono bellissimi, giovani, spensierati, felici e volentieri si dedicano a questa luna di miele, in un’atmosfera che rispecchia la loro condizione emotiva. Le giornate trascorrono pigre, completamente assorbite dai ritmi della vita di mare e dalla relazione con gli abitanti del luogo e con i turisti che, come loro, soggiornano sull’isola. “Davanti al mare” non succede quasi niente, ma i rapporti degli sposi con gli altri, inizialmente freddi e di circostanza, si approfondiscono, diventano più confidenziali e la sintonia tra Ghina e Barth, che sembrava inviolabile, progressivamente si sfalda, senza una reale motivazione; fino all’esito finale che, per tutta la durata del racconto, rimane imprevedibile.
“Davanti al mare” è un romanzo breve che riesce, in modo magistrale, a mettere in evidenza la fragilità dei rapporti umani. Anche ciò che sembra indiscutibilmente solido e destinato a durare in eterno, in realtà, è frutto di equilibri allo stesso tempo stabili e precari. A Vogel non interessa mai giudicare; il suo interesse è nell’osservazione, attenta e approfondita, dell’animo umano e della sua vulnerabilità, a tratti inspiegabile, di fronte all’accadere di situazioni che sembrano insignificanti ma che, in realtà, modificano in modo irreversibile il destino delle persone.
Non conoscevo David Vogel e devo ammettere che sono rimasta totalmente affascinata dalla sua scrittura, raffinata e di grande classe. Lo ripeto: in questo romanzo breve – 101 pagine – non accade nulla di eclatante, non ci sono effetti speciali o colpi di scena, ma è tutto giocato nella malinconica monotonia di giornate tutte apparentemente uguali tra loro. La grandezza di Vogel sta proprio nel riuscire a creare il ritmo e il tono giusto attraverso cui portare il lettore a provare le stesse sensazioni dei suoi protagonisti. È un racconto in cui l’autore lascia grande spazio anche al silenzio, creato con una maestria tale che sembra davvero di sentirlo:
È proprio come se dal mondo fosse stato bandito tutto il frastuono e l’affanno. D’improvviso l’individuo percepisce se stesso, senza barriere.
Lo stile e l’accuratezza lessicale di Vogel fanno sì che la sua sia una scrittura ‘visiva’; leggendo “Davanti al mare” sembra davvero di vederlo “piatto come una carta geografica, di un azzurro intenso”. Lo stesso vale per la descrizione dei personaggi, Ghina e Barth, ma anche le figure di contorno che, tuttavia, servono per dare un senso agli accadimenti. Compaiono tutti subito nelle prime pagine e sono descritti in modo talmente preciso, che sembra quasi di essere di fronte a una foto di gruppo. Ghina, ad esempio, fa la sua comparsa
indolentemente distesa su un variopinto telo da bagno (…) avvolta in un costume di lana verde chiaro, che faceva risaltare la sua bella figura.
“Davanti al mare”, scritto nel 1934, è stato definito un racconto perfetto fra i più belli dell’intera letteratura del Novecento; non so se sia davvero così, ma posso dire che è un testo da leggere. Io l’ho amato molto per la storia che racconta e per il modo in cui la racconta. Vogel è un narratore capace di una grande delicatezza narrativa del tutto priva di giudizi o di prese di posizione; è dotato di una capacità espressiva classica che usa per esprimere situazioni moderne.
D. Vogel, Davanti al mare, Passigli, 2010, pp. 112, € 14.50 (trad. S. Kaminski e E. Lowenthal)