L’ordine del tempo tra scienza e filosofia

L’ordine del tempo” di Carlo Rovelli è interamente dedicato alla natura del tempo. In effetti, una delle domande più affascinanti per tutti, credo sia proprio come funziona il tempo. È una curiosità che accomuna gli scienziati, ma anche le persone che con la scienza non hanno nulla a che fare. Tutti sentiamo che il tempo funziona in modo diverso dalla esperienza che ne abbiamo nel quotidiano. Era già successo per la terra che sembrava piatta e invece è rotonda, che sembrava ferma e invece si muove; analogamente, il tempo sembra quello che diciamo noi, ma in realtà la sua natura è molto più complessa. Ad esempio il tempo scorre più veloce in montagna che in pianura e rallenta quando ci muoviamo. Una cosa che mi ha colpito moltissimo è che le equazioni fondamentali che descrivono il mondo non fanno nessuna distinzione tra passato e futuro, non contengono al loro interno la dimensione temporale. Ma ancora più impressionante è che nell’universo non c’è un presente. l'ordine del tempoÈ un concetto che esiste solo nella nostra dimensione locale, ma anche in questo caso è estremamente complicato definirlo. Usiamo la parola ‘adesso’ quasi sempre senza comprenderne il vero significato; non ha e non può avere un senso in assoluto, ma solo un valore totalmente relativo. Se ad esempio chiediamo a una persona lontana da noi, su un’altra galassia, che cosa stia facendo ‘adesso’, in realtà stiamo ponendo una domanda alla quale è impossibile rispondere in modo sensato. L’adesso di chi pone la domanda non può in nessun modo coincidere con l’adesso di chi risponde.

“L’idea che esista un adesso ben definito ovunque nell’universo è quindi un’illusione, un’estrapolazione illegittima della nostra esperienza. È come il punto dove l’arcobaleno tocca la foresta: ci sembra di intravederlo, ma se andiamo a guardare non c’è.”

Il fatto che la scienza abbia compreso queste cose, non significa che abbia le idee chiare sul concetto di tempo, anzi, ci sono interrogativi enormi, importantissimi e ancora aperti sulla dimensione tempo. Capirne la natura sta a cuore da sempre alla scienza ma anche alla filosofia.
Aristotele è il primo di cui abbiamo conoscenza che si è posto il problema di cosa sia il tempo ed è arrivato alla conclusione che è la misura del cambiamento. “Se nulla cambia, il tempo non passa, perché il tempo è il nostro modo per localizzarci rispetto al cambiare delle cose: il nostro situarci rispetto al conto dei giorni.” Nella Fisica, Aristotele afferma che se nulla cambia, non c’è tempo.
Bisogna arrivare a Newton per avere una definizione diametralmente opposta. Nei Principia riconosce che esiste il ‘tempo’ aristotelico, che misura i giorni e i movimenti e che definisce relativo, apparente e banale, ma è sicuro che debba esistere anche un altro tempo, quello ‘vero’ che passa comunque ed è del tutto indipendente dalle cose e dal loro accadere.
Fa effetto vero? Ma la domanda è chi ha ragione? Aristotele o Newton? Per molto tempo, tra i due schemi concettuali sembra prevalere quello newtoniano, ma per districarsi tra queste due posizioni bisogna aspettare il terzo gigante, Albert Einstein. La sintesi del pensiero aristotelico e newtoniano è il fiore all’occhiello di Einstein, la teoria della relatività.
Lo sapevate che l’origine del tempo è successiva a quella dell’universo? Ma, al di là di questo, come nasce e soprattutto come nasce il nostro modo di percepirlo? Come i pesci nell’acqua, allo stesso modo noi siamo immersi nel tempo e il nostro pensiero non esiste se non dentro il tempo che ne scandisce le tappe. Per noi non si tratta solo di una dimensione ontologica, ma è anche una emozione profonda, forse quella più profonda, che ci rende felici, ma che ci fa anche soffrire molto.
La lettura di questo libro è un meraviglioso viaggio dai primi tentativi di teorizzazione del tempo, fino alla gravità quantistica, la disciplina che si sforza di dare un senso coerente al paesaggio senza tempo, che è ciò che rimane dopo che la fisica ha dimostrato che il tempo non esiste.
La terza parte del libro di Rovelli è la più difficile, ma anche la più stimolante. È quella in cui l’autore cerca di capire che cosa sia quella cosa che noi umani chiamiamo “tempo”. Siamo sicuri che il tempo riguardi il cosmo, o è più verosimile che riguardi noi? Una parte finale piena di domande e di idee, una vera e propria indagine per cercare di disegnare l’identikit del mistero più affascinante di tutti i tempi.
E pensare che “a dileguarsi per la fisica è proprio ciò che chiunque crede sia l’unico elemento sicuro: il presente

C. Rovelli, L’ordine del tempo, Adelphi, 2017, pp. 207, € 14.00

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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