L’infinito tra le note. Il mio viaggio nella musica

Trovo che Riccardo Muti sia un grande direttore d’orchestra e il suo libro “L’infinito tra le note. Il mio viaggio nella musica” è davvero un bel viaggio al fianco del Maestro.

Quello del musicista è un mestiere che si sceglie per passione, si potrebbe quasi dire che sia una missione: alla continua ricerca di una verità interpretativa, di una irraggiungibile perfezione.

Riccardo Muti scrive otto capitoli che rappresentano altrettanti momenti fondamentali della sua carriera di musicista e di direttore d’orchestra. Capitoli che raccontano il sogno (diventato realtà) di Riccardo Muti, ovvero la musica, il suo valore e il suo significato.
Mi sono posta molte volte la domanda alla quale risponde per prima: chi è il direttore d’orchestra, qual è il suo ruolo e quali sono i suoi compiti. Non è banale, perché in effetti l’orchestra è composta di musicisti bravi ed esperti e non è così intuitivo comprendere per quale motivo abbiano bisogno di qualcuno che li guidi.

Dirigere non significa semplicemente irregimentare l’orchestra e farla andare a tempo, significa invece prepararla a seguire o, meglio, a condividere attraverso un’analisi attenta e motivata un’idea di interpretazione.

La frase chiave è condividere un’idea di interpretazione. Nessuno può sapere veramente cosa pensasse, immaginasse o sentisse il compositore nel momento in cui ha scritto la sua musica. L’unica cosa che si può fare è cercare di darne una lettura che sia il più possibile fedele al suo compositore e questo non può infinito tra le notesuccedere senza che l’orchestra e il direttore trovino il sentire comune che permette a tutti di suonare con l’emozione del cuore e con la sensibilità dell’anima. Lo spartito, oltre alle note, contiene molte indicazioni per l’interpretazione, ma sappiamo bene quanto ciascuno di noi metta se stesso nella lettura e abbia una propria sensibilità che non necessariamente è quella di tutti gli altri. Muti sottolinea come non basti la corretta lettura dello spartito; occorre comprenderne il senso e acquisire la capacità di far emergere la giusta capacità espressiva, quella più vicina possibile all’intenzione di chi la musica l’ha creata.

Mozart diceva che la musica più profonda è quella che si nasconde tra le note. È un’idea incredibile: tra una nota e l’altra anche se strettamente legate c’è l’infinito. Il mistero è lì, in quello spazio che racchiude l’universo. E il compito del musicista, quindi del direttore d’orchestra, è proprio di riuscire a dar voce e a interpretare la musica che sta tra una nota e l’altra: insomma, tirar fuori ciò che non è scritto eseguendo rigorosamente quel che è scritto. È una grande responsabilità.

Ecco il senso del titolo “L’infinito tra le note”. La musica che fa vibrare le emozioni è nascosta tra le note e la vera arte è far suonare proprio quella parte dello spartito che non è scritta. Un compito enorme che richiede tanto studio, ma soprattutto grande umiltà.
Mi piace molto l’immagine che Riccardo Muti propone: ascoltare la voce del silenzio, che nella musica, come in qualsiasi forma di vera arte, è il momento in cui l’espressione è più forte, più incisiva, più chiara. Le note sul rigo prendono forza e arrivano alla pienezza del loro significato solo in combinazione con quelle non scritte; esattamente come le parole scritte che raggiungono la pienezza semantica con l’aiuto di quelle non scritte.
La sua avventura nel mondo della musica è iniziata quasi per forza, quando il padre, grande appassionato di musica, lo ha ‘costretto’ da piccolissimo a suonare uno strumento che Riccardo Muti ha scelto fosse il violino. Poi, all’improvviso, quando aveva già deciso di smettere e di uscire da questa che gli sembrava una forzatura imposta è successo qualcosa; la forzatura è diventata scelta, la scelta passione e la passione una missione: trovare “l’infinito tra le note” e aiutare anche i giovani direttori a scoprire la magia della musica.
La musica suona davvero solo se ci sono passione, disciplina, studio, rispetto, determinazione, disponibilità all’ascolto e – l’ho detto e lo ripeto – tanta umiltà.

Questo libro l’ho imparato dai miei allievi […] il maestro deve avere il coraggio di compromettersi, non deve mostrarsi come un individuo infallibile che sa tutto e non sbaglia mai, ma come l’instancabile che è sempre alla ricerca e qualche volta riesce a trovare qualcosa.

R. Muti, L’infinito tra le note. Il mio viaggio nella musica, Solferino, 2019, pp. 120, € 13.00

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

Potrebbero interessarti anche...