Augustus: un imperatore ma soprattutto un uomo

Devo ammettere che quando il primo libro che leggo di un autore mi piace molto mi ritrovo sempre di fronte a un bivio: leggerne subito altri, con il rischio di rimanere delusa date le grandi aspettative create dal primo, oppure decidere di non rischiare almeno per un po’ proprio per lo stesso motivo. Nel caso di John Williams non è stato affatto semplice decidere; dopo “Stoner” che ho amato in modo incondizionato e che ritengo sia un capolavoro ero molto combattuta. Poi ho visto “Augustus” e ho deciso di rischiare. Mi ha affascinato la copertina che trovo di grande classe e mi sono lasciata catturare dall’idea di leggere un romanzo ambientato ai tempi dell’impero romano che è un momento storico al quale mi piace sempre dedicarmi. Con grande onestà intellettuale, nel prologo l’autore precisa che

tranne poche eccezioni, i documenti che costituiscono questo romanzo sono frutto della mia invenzione: ho parafrasato molti brani delle lettere di Cicerone, ho rubato brevi passaggi delle Res Gestae di Augusto, e ho copiato un frammento di un volume perduto delle Historiae di Livio tramandato da Seneca il vecchio. Ma se vi sono delle verità in quest’opera, esse appartengono alla finzione più che alla storia. E sarò grato a quei lettori che accoglieranno il libro per ciò che intende essere: un’opera di immaginazione.

Questa affermazione chiarisce subito che non siamo di fronte a un romanzo storico ed elimina ogni possibilità di critica rispetto al fatto che gli episodi raccontati non sono attendibili.Augustus
La volontà dell’autore è di scrivere un romanzo e non un trattato, perché laddove allo storico non è consentito travisare i fatti, il romanziere può concedersi tutte le licenze poetiche e compositive che vuole. Il protagonista, Ottaviano Augusto è personaggio storico realmente esistito e le vicende sono reali, ma costruite e raccontate da romanziere e non da storico. E in questo Williams è davvero magistrale, perché nonostante ci abbia avvisato fin dall’inizio che quello che stiamo leggendo è un romanzo vero e proprio, ci coinvolge nella narrazione e ci immerge nei fatti, lasciando che la verosimiglianza ci affascini come e più della realtà storica vera e propria. Il periodo storico all’interno del quale l’autore costruisce il profilo di Augustus è quello che va dalle idi di marzo, quando Giulio Cesare è stato assassinato, fino alla morte del primo imperatore di Roma; gli anni in cui Ottaviano succede a Cesare assassinato, assume i pieni poteri e diventa Augustus trasformando Roma da repubblica a impero. Non è un racconto lineare che segue le regole della cronologia stretta. È il racconto degli episodi più salienti della vita pubblica e privata del protagonista attraverso scritti, lettere, testimonianze, pagine di diario che nessuno ha mai realmente scritto, ma che l’autore ha immaginato, partendo da ciò che si sa della storia, da ciò che è realmente accaduto. Non è certo un romanzo documentale, perché non è questo l’obiettivo di Williams. A lui non interessa la grande storia che si studia meglio e con più precisione sui manuali e attraverso la lettura delle fonti. L’intenzione è di creare i presupposti per una riflessione sullo spirito del tempo, su ciò che pensavano le persone che hanno vissuto quel periodo storico, su cosa significa vivere a Roma nel passaggio dalla repubblica all’impero, cosa significa essere l’erede di Cesare e il fondatore dell’impero più grande di tutti i tempi. 
È come se Williams volesse tentare di raccontare i personaggi del suo romanzo guardandoli dall’interno e mettendo in primo piano la loro interiorità, la loro coscienza, la dimensione più personale e intima come punto di partenza per dare un senso alla “sua” storia che solo in seconda battuta, forse, può diventare almeno in parte la Storia con la lettera maiuscola. È come se Williams volesse dimostrare che la grande storia inizia sempre dall’interno, dalla dimensione più intima, perché solo così può diventare universale.
Augustus
, prima di diventare imperatore romano è uomo, marito, padre e figlio. Figlio del grande Giulio Cesare, assassinato, del quale deve raccogliere un’eredità molto ingombrante. 
Williams affida il racconto alle voci di tutti gli uomini e le donne che, da amici o nemici, hanno incrociato le loro vite con quella di Ottaviano Augusto. Gli eventi raccontati sono sempre quelli, ma ciascuno di loro ne dà una restituzione personale, partendo dalla propria prospettiva di osservazione. Gli avvenimenti sono restituiti in tutta la loro tridimensionalità ed è proprio la molteplicità narrativa che costituisce, in questo caso, l’attendibilità del romanzo. Come in “Stoner” anche qui c’è una grande attenzione alla costruzione psicologica dei personaggi che vengono mostrati al lettore anche e soprattutto in questa loro dimensione intima e privata. Non è per niente facile essere Augustus, così come secondo la Yourcenar non era semplice essere Adriano.

J. E. Williams, Augustus, Fazi, 2017, pp 409, € 18.00 (trad. S. Tummolini)

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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