La battaglia dei libri
“Nella prestigiosa biblioteca di St. James si scatena una violenta battaglia tra autori classici e moderni per affermare il proprio primato letterario e conquistare la vetta del Parnaso”.
Swift scrive “La battaglia dei dei libri” per dare un “esauriente e veridico resoconto” di questo avvenimento. L’autore presenta questo suo libro come la descrizione di un fatto di cronaca, che decide però di trattare in modo satirico, per un motivo preciso:
“La Satira è una sorta di Specchio, dove chi guarda in genere vede la faccia di chiunque tranne la propria; donde la benevolenza che di solito essa riceve nel mondo, e il fatto che tanto pochi ne vengano offesi”.
La lotta per la supremazia tra Antichi e Moderni è vecchia come il mondo, quindi Swift si pone in linea di continuità letteraria e affronta un tema dibattuto in tutte le epoche. Scrive assumendo una posizione neutrale, nel senso che il lettore non coglie nell’autore nessuno schieramento esplicito; tanto è vero che anche il finale non dichiara vincitori né vinti.
Quello che è certo è che ciascuno dei due schieramenti rivendica per sé il primato, adducendo motivazioni fondate a supporto della propria posizione.
Il divertimento letterario di questa “battaglia dei libri” è un pretesto per riportare l’attenzione su temi ben più importanti dell’aggiudicarsi la posizione migliore su Parnaso. Swift riporta l’attenzione sul tema della cultura in generale. Gli ‘antichi’ e i ‘moderni’ rappresentano due categorie del tutto relative, tanto è vero che per noi lettori attuali, i Moderni di cui racconta il libro sono comunque Antichi. Occorre riflettere sul fatto che, perché ci sia la cultura, sono necessari entrambi gli schieramenti. Gli Antichi devono la loro esistenza ai Moderni che, attraverso il ricordo, ne tramandano la memoria;
i Moderni possono progredire solo partendo dalla sapienza degli Antichi. Il nuovo non nasce mai dal nulla, all’improvviso, ma si manifesta sempre (o quasi) come una evoluzione del passato. Il nuovo porta sempre in sé il vecchio, motivo per cui la “battaglia dei libri” ha senso solo come strumento per stuzzicare gli amanti della letteratura.
Alla luce di queste riflessioni, creare una graduatoria tra Antichi e Moderni è insensato; si può essere moderni o antichi solo secondo una valutazione cronologica, non ideologica. Ci sono autori il cui pensiero è senza tempo, che hanno teorizzato concetti tuttora attuali e per nulla superati o confutati.
Swift è un gigante della letteratura e, in quanto tale, può permettersi di usare la satira per affrontare qualsiasi argomento, semplice o complesso che sia. “La battaglia dei libri” inchioda ciascuno di noi alla propria responsabilità nel dibattito culturale. La società che decontestualizza se stessa è destinata a perdere il contatto con quella che l’ha preceduta, dimenticando che ciò che viene dopo può esserci solo e soltanto se riconosciamo l’esistenza della dimensione precedente. Passato, presente e futuro sono categorie che assumono significato solo se riconosciamo ciascuna come indispensabile nei confronti delle altre. Del resto, anche se accettiamo la posizione dei fisici moderni secondo i quali il tempo non esiste, il ragionamento non cambia.
Se il tempo non esiste, decadono anche le categorie Antichi e Moderni e, a maggior ragione la battaglia dei libri non può essere combattuta da due schieramenti inesistenti.
Se decidete di leggere questo racconto, vi consiglio di scegliere l’edizione pubblicata da Gallucci, perché è tradotta molto bene e soprattutto ha le illustrazioni di Scarabottolo che, già da sole, valgono l’acquisto del libro.
J. Swift, La battaglia dei libri, Gallucci, 2018, pp. 80, € 10.00 (a cura di M. D’Amico; illustratore G. Scarabottolo)