The founder: perseveranza o spregiudicatezza?

Da tanto tempo avevo voglia di andare al cinema, così domenica, tra i film in programmazione nelle sale di Ferrara, ho scelto di andare a vedere “The founder”. 
È il film che ripropone la storia dell’imprenditore Ray Kroc (Michael Keaton), protagonista della acquisizione della catena di fast food Mc Donald’s. È quindi un racconto biografico. Kroc è un venditore che, nella sua carriera lavorativa, ha venduto davvero di tutto, ma che nel film vediamo impegnato nella commercializzazione di frullatori nell’Illinois. Gli affari non vanno affatto bene al punto che quando la sua segretaria gli comunica di avere ricevuto una prenotazione di sei frullatori, che diventeranno otto, tutti per un unico locale a San Bernardino sospetta che sia un errore e va personalmente a verificare. È questo il viaggio che cambia radicalmente la sua vita. Si imbatte nella geniale idea di due fratelli, Dick e Mac McDonald (Nic Offerman e John Carroll Lynch): vendere hamburger a tempi record in un chiosco dove le persone acquistano il cibo direttamente e possono decidere di mangiare lì o in qualsiasi altro posto. Il merito di Kroc è intuire la genialità di questo “concetto” di ristorazione e rendersi conto del potenziale dell’idea. È consapevole che potrebbe diventare un progetto nazionale, un progetto per tutta l’America e, da questo momento, il suo unico pensiero fisso è riuscire a trasformare in realtà questa sua intuizione. Riesce a convincere i fratelli a stipulare con lui un contratto per costruire l’impero che sarà l’inizio della loro fine. Kroc ci appare da subito come un personaggio alla ricerca disperata del successo e, ai suoi occhi, il fine giustifica i mezzi, sempre. Antepone gli affari a qualsiasi etica e si impadronisce di tutto, nome Mac Donald’s compreso. Di fronte a questo genere di film la valutazione della trama fine a se stessa ha davvero poco senso. Non si tratta di qualcosa rispetto a cui si può esprimere un giudizio mi piace o non mi piace. È un film che racconta la storia vera di un uomo vero che è diventato per molti americani un eroe. L’approccio che ha senso, in questo caso, è un altro e parte dalla caratterizzazione del protagonista, una figura piena di luci e di ombre, perseverante come ama definirsi lui stesso, determinato, ma anche cinico e senza scrupoli. Una persona mediocre, in effetti. Se ci pensiamo bene, nessuna delle operazioni che lo ha portato alla costruzione dell’impero che tutti conosciamo è farina del suo sacco. La sua vera unica abilità è stata intuire il potenziale dell’idea del chiosco di San Bernardino e avere il coraggio di fare ciò che i veri proprietari dell’idea non avevano voluto rischiare. Ray Kroc si prende il sogno di altri e lo trasforma nel suo sogno, costi quel che costi. La domanda vera è chi era davvero Ray Kroc. Lo consideriamo come un genio degli affari, un uomo che si è fatto da solo e che ha avuto le doti più importanti per la realizzazione del suo sogno, ovvero la pazienza, la perseveranza e il coraggio di rischiare laddove nessuno ha avuto il coraggio di farlo? Oppure lo consideriamo un mediocre opportunista capace solo di sfruttare gli altri e di usarli, di trarne profitto e spazzarli via senza nessuno scrupolo una volta raggiunti gli obiettivi? Nella valutazione del personaggio ha più valore il fatto che, nonostante nessuna idea fosse sua, Ray ha avuto la capacità visionaria di intuirne il potenziale, oppure prevale il suo essere cannibale nel mondo del business che lui stesso definisce “guerra” dove il denaro può comprare qualsiasi cosa? È ancora possibile immaginare un modello di business che mantenga un approccio e una condotta etica, oppure davvero da un certo livello in poi il successo negli affari può essere raggiunto solo con una strategia ed un comportamento del tutto fuori dalle regole e lontano dal rispetto delle persone? Se penso anche al film The social network, lo scenario è del tutto analogo a questo. Qui Ray ruba l’idea ai fratelli Mac Donald’s, là Mark Zuckerberg ruba l’idea dei due fratelli Cameron e Tyler Winklevoss e la sfrutta per lanciare The Facebook.
 Due modelli di successo e vincenti dal punto di vista dei risultati, ma siamo proprio sicuri che siano due modelli da proporre senza nessuna riserva?

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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