Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra

“Gli adulti sono troppo seri per me. Non sanno ridere. Meglio scrivere per i bambini, è l’unico modo per divertire anche me stesso”
Questo è quello che spesso diceva Dahl, uno dei più grandi scrittori, a mio parere, di libri per bambini. In questo caso però, siamo di fronte ad un libro che contiene due racconti indirizzati ad un pubblico adulto, Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra seguito da Lo scrittore automatico. Un librino piccolo, di un’ottantina di pagine, da leggere tutto d’un fiato oppure a piccole dosi in modo da assaporarne il contenuto e apprezzare l’abilità e l’intelligenza narrativa con cui l’autore è riuscito a raccontare queste due storie.
Il primo racconto, che dà il titolo al libro, è ambientato in una libreria londinese, le cui pareti sono completamente rivestite di libri rari e usati il cui odore caratteristico pervade l’intero ambiente. La libreria è apparentemente incustodita, perché i proprietari, il libraio Mr Buggage e la sua segretaria e amante Miss Tottle, rimangono sempre chiusi nell’ufficio sul retro a consultare la pagina dei necrologi di tutti i quotidiani inglesi. La domanda è quale sia l’attività segreta che consente ai due protagonisti di condurre una vita estremamente spregiudicata e lussuosa. Una detective story ironica, ma al tempo stesso amara, leggendo la quale ci si trova immersi in una dimensione della cultura ben diversa da quella che, di solito, la libreria rappresenta. La caratterizzazione dei personaggi contiene la valutazione implicita, la morale della storia. Dahl crea una coppia obbrobriosa e spregiudicata. Sono realmente brutti sul piano fisico, “sordido” lui e dall’aspetto “scoraggiante” lei e insopportabilmente poco raffinati nei comportamenti. La loro grettezza mentale è la pagliuzza che fa inceppare l’ingranaggio immorale che hanno concepito e che, solo apparentemente, è perfetto e indistruttibile.

Il secondo racconto, Lo scrittore automatico, ha come protagonista un giovane ingegnere “nerd”, per dirla con un termine attuale, che è anche grandissimo appassionato di scrittura, con il sogno di diventare lui stesso uno scrittore. Ma tanto è geniale come ingegnere, altrettanto è incapace come scrittore. Si inventa quindi una macchina in grado di produrre best seller. Basta solo programmarla e schiacciare i pulsanti giusti perché questa, stabilito l’argomento e impostata la giusta amalgama di trama, pathos, azione, caratterizzazione dei personaggi e passione, sforni in meno di un minuto un racconto e in un quarto d’ora un best seller. A questo punto Knipe, questo il nome del protagonista, fonda una agenzia letteraria e convince quanti più scrittori possibile ad entrare a farne parte. Questa agenzia paga i suoi soci, scrittori di successo, perché smettano di scrivere, di fare cioè quello che, da adesso in poi, farà solo la macchina con una opportuna programmazione.
Un tema questo che fa riflettere molto sulla situazione dell’editoria attuale. Siamo in un mondo in cui, ogni giorno, escono migliaia di libri scritti a grande velocità e, spesso, con l’unico scopo di guadagnare e non per il piacere di raccontare una storia, trasmettere la propria esperienza, condividere una passione.

“Per finire c’era il problema della ‘passione’. In seguito a un accurato studio dei libri giunti al vertice delle classifiche dei best seller durante l’anno precedente, Adolph Knipe aveva stabilito che questo era l’ingrediente più importante di tutti: un catalizzatore magico che in un modo o nell’altro riusciva a trasformare il romanzo più scontato in un travolgente successo – almeno commerciale. Ma Knipe sapeva anche che la passione è un additivo potente, che dà alla testa e va dosato con prudenza: la giusta quantità al momento giusto; e a questo fine aveva realizzato un controllo indipendente, costituito da due dispositivi di regolazione scorrevoli azionati da pedali simili alla frizione e al freno delle automobili. Un pedale governava la percentuale di passione da iniettare, l’altro l’intensità. Ovviamente era chiaro – ed era l’unico svantaggio – che scrivere un romanzo con il sistema Knipe sarebbe stato come pilotare un aereo, guidare una macchina e suonare l’organo contemporaneamente: ma questo non scoraggiò certo l’inventore.”

Una soluzione meccanica per riprodurre il “miracolo della passione” che mi fa molto riflettere…

R. Dahl, Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra, Guanda, 2016, pp 85, € 9.00

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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