La ragazza del treno. Un viaggio, un dramma, un libro

Ebbene sì, alla fine ho ceduto e ho letto La ragazza del treno. Un libro che è rimasto in cima alle classifiche per moltissime settimane, che ho sfogliato più volte, ma che non avevo mai avuto la convinzione di comperare.
Parto dalla trama. Rachel è una donna con una vita non proprio invidiabile. La vediamo fin dalla prima pagina sola, senza amici, che ogni mattina prende un treno, sempre alla stessa ora che la porta da casa al lavoro (scopriremo poi che il lavoro non ce l’ha più da molto tempo). Il viaggio è sempre uguale, dalla stessa stazione di partenza alla stessa stazione di arrivo. Sempre lo stesso paesaggio, perché Rachel si siede sempre nello stesso posto della stessa carrozza. Tutto questo non a caso. Per Rachel quel tragitto è un momento meraviglioso, il suo preferito. Guardando fuori dal finestrino vede case e persone, sempre quelle, ma si diverte a immaginare le loro storie che, comprensibilmente, sono migliori della sua. In particolare immagina la storia di una coppia che abita in una villa alla cui altezza il treno rallenta per un semaforo rosso. La vede in veranda mentre fa colazione, ogni mattina sempre alla stessa ora. Una mattina però Rachel nota qualcosa di diverso, che non avrebbe dovuto vedere e da quel momento cambia tutto. La sua vita e quella della coppia non si incrociano più solo attraverso uno sguardo in lontananza dal finestrino di un treno in corsa, ma si intrecciano in maniera profonda. Rachel scende dal treno e a quel punto incontra le realtà di Megan e di Anna, le altre due voci narranti del libro.
Non vorrei svelare altro della trama; è un thriller e quindi merita un po’ di suspence.la ragazza del treno libro
Voglio però spendere una parola sulle tre donne del libro. Di Rachel ho detto che è una donna sola, senza amici, triste. Quello che non ho detto è che ha perso il lavoro perché è alcolizzata. Ha cominciato a bere quando si è resa conto di non poter avere figli e proprio l’alcol è il motivo (apparentemente) per cui il suo matrimonio finisce in maniera piuttosto brutale. Anna è la donna che il suo ex marito sposa, che lo rende padre e che letteralmente prende il suo posto nella casa che lei aveva progettato per la sua famiglia. Inutile dire che la detesta con tutte le sue forze. Megan è la donna della coppia che lei osserva dal treno e della quale immagina la vita. Alla luce di questo è evidente perché per Rachel quel viaggio sia indispensabile ed irrinunciabile. È un momento tutto suo, nel quale può sognare quello che lei non ha potuto avere e cercare di capire il perché. È un flusso di pensieri, immagina, sogna e vorrebbe capire e ricordare, ma l’alcol non lo rende possibile. Proprio il suo unico rifugio è l’elemento che le impedisce la lucidità troppo faticosa da sopportare, ma della quale avrebbe un disperato bisogno. Quello che accomuna queste tre donne è la fragilità, la vulnerabilità e il loro essere tre vittime potenziali delle loro stesse debolezze. Sono tre donne facilmente soggiogabili, in lotta perenne con i demoni del loro passato o del presente. Questa attenzione alla psicologia dei personaggi e alla loro caratterizzazione da parte dell’autrice dal mio punto di vista è apprezzabile. Non ne escono persone troppo scontate pur in uno standard che le rende classificabili in modo abbastanza semplice. Più scontata, ad esempio, è la descrizione delle tipologie maschili del romanzo; tutti uomini rudi, bruschi, violenti o finti, terribilmente finti. Resta il fatto che la meticolosa caratterizzazione dei personaggi fa passare un po’ in secondo piano l’aspetto del thriller psicologico che si avvale di temi a volte abusati e a tratti piuttosto prevedibili. Anche il ritmo della narrazione non è sempre incalzante come me lo aspetterei da un giallo che deve tenere il livello di suspence altissimo.
Sono contenta di averlo letto, anche se devo dire, l’ho trovato al di sotto delle aspettative che mi ero creata nei confronti di questo libro così tanto lodato e apprezzato.
Ho fatto una cosa che non faccio quasi mai: ho guardato anche il film tratto dal libro. Mentre mi sento comunque di consigliarvi la lettura del libro, non altrettanto vi dico di guardare il film. Davvero troppo banale. Il libro ha un senso, perché comunque lascia la possibilità di immaginare il panorama che Rachel vede dal treno, l’aspetto dei personaggi descritti, il suono della loro voce, mentre il film toglie anche questo aspetto. Se deciderete di leggere La ragazza del treno o lo avete già letto, meglio che non vediate il film.

P. Hawking, La ragazza del treno, Piemme, 2015, pp. 378, € 19.50

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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