Dieci piccoli indiani di A. Christie

L’autrice, la regina del giallo, non ha certo bisogno di presentazioni e questo suo capolavoro, pubblicato per la prima volta in Inghilterra e America nel 1939, è uno dei libri più venduti nella storia. La sua prima apparizione in Italia avviene nel 1946 ad opera di Mondadori.
 La trama è apparentemente semplice. Otto persone, che tra loro non si conoscono, ricevono dal misterioso Sig Owen una lettera di invito per un soggiorno a Nigger Island, un’isola di sua proprietà, dove troveranno ad attenderli una coppia di domestici. Subito dopo la cena, l’assassino, tramite una voce registrata e diffusa attraverso un grammofono, accusa ciascuno dei presenti di essere colpevoli di delitti per i quali la giustizia non è riuscita a punirli. Gli ospiti, di fatto prigionieri dell’isola, cominciano a morire uno a uno secondo le modalità descritte da una antica filastrocca, intitolata “dieci piccoli indiani”, appesa sul camino di ogni stanza della villa. A dare ulteriore concretezza all’incantesimo, sulla tavola della sala da pranzo ci sono le statuine dei dieci piccoli indiani che spariscono mano a mano che gli ospiti della villa vengono uccisi.
 Sono quasi sicura che chiunque abbia letto questo capolavoro, ma evito comunque di rivelarne il finale.
 Quello che realmente affascina è la capacità dell’autrice di innestare, in uno standard narrativo consolidato (omicidio iniziale con avvelenamento, isolamento dei protagonisti della vicenda all’interno di uno spazio ristretto che li costringe a una convivenza pervasa da tensione), degli elementi di assoluta novità. Nella storia non c’è un investigatore che con la sua logica sia in grado di dipanare la matassa. La voce iniziale dichiara che tutti sono colpevoli; situazione che, unita al fatto che tra di loro non si conoscono, aumenta il livello di tensione e di sospetto di ciascuno nei confronti di tutti gli altri. Un altro aspetto, a mio parere meraviglioso e geniale, è aver scelto una filastrocca come l’elemento di ineluttabilità e prevedibilità delle modalità con cui la morte arriva. Quello che non è dato sapere è l’ordine con cui i dieci “indiani” ospiti della villa vengono eliminati. In altre parole, ciascuno di loro sa che deve morire, ma non sa quando e con quale delle tecniche descritte dalla litania medievale. Se pensiamo a quali sono i significati e le funzioni della filastrocca come genere letterario (educativa, ricreativa, ipnotica, ludica) qui ci troviamo di fronte ad un uso del tutto diverso. Ludica è l’intenzione dell’autrice che si diverte a vedere la morte giocare con i suoi ospiti, mentre per i protagonisti della vicenda essa diventa molto più simile ad un enigma da risolvere, sperando di averne, in cambio, salva la vita.

Christie, dieci piccoli indiani, Mondadori, 2002, pp 182 € 8.25

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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